Ipermetropia

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Un soggetto sano alla nascita presenta una ipermetropia definita fisiologica di circa +1,50 che nella crescita andrà riducendosi  per diventare circa +0,50 all’età di 12 anni e rimanere tale fino circa ai 46 anni. Con il procedere dell’età andrà aumentando, per cambiamenti dell’occhio e delle sue strutture interne tra cui il vitreo che non rinnovandosi mai durante la vita del soggetto tende a perdere di densità e quindi a modificare il proprio potere diottrico creando un’ipermetropia senile.

Geometricamente si dice ipermetrope l’occhio in cui l’immagine si forma dietro la retina per un minore potere di rifrangenza non proporzionato alla lunghezza del suo bulbo.

ipermetropia

L’Optometria Comportamentale spiega le alte ipermetropie come una risposta dell’organismo allo stress. Come se l’organismo mettesse in atto delle super riserve invece che adattarsi come invece avviene nelle miopie.

Afferma il Prof. Armand Bastien, docente presso la facoltà di Optometria di Montreal (Canada) in una sua pubblicazione “Procedure cliniche e Visual Training in Optometria Comportamentale”:

L’ipermetropia fisiologica non è un’ametropia. Essa è una manifestazione del LAG biologico dell’accomodazione misurato a distanza. Si tratta di una condizione vantaggiosa, un prodotto dell’evoluzione risultante da milioni di anni di adattamento efficace alla vita arboricola.  Quasi il 100% dei “cuccioli” dell’uomo moderno, prima di affrontare la scuola, presenta il leggero carattere ipermetropico, la visione cromatica e la percezione binoculare della profondità dell’apparato visivo del primate. ”  L’ipermetropia fisiologica (+0,50 diottrie circa), cioè, non è un difetto visivo ma una naturale riserva che l’uomo eredita dalla evoluzione di milioni di anni (circa 12.000.000 dal Ramapiteco) per la caccia e la pesca dove è necessario avere un’ottima visione da lontano.

Ma oggi quell’apparato visivo viene utilizzato non più per la visiona da lontano ma per la visione da vicino con impegno cognitivo e questo in molti soggetti può creare problemi di rendimento con manifestazioni astenopiche (cefalea, bruciori, annebbiamenti , lentezza ecc.) o un superamento del disagio con la trasformazione dell’apparato visivo in apparato miopico rendendo così l’individuo più efficiente al  lavoro prossimale (studio, ecc.).

Afferma il Prof. Bastien:

Soltanto l’uomo moderno (sapiens-sapiens) può sviluppare un problema visivo. I suoi predecessori non avrebbero potuto non possedendo ancora un cervello capace di linguaggio articolato e sintatticamente organizzato, capace di codificare graficamente i vocaboli, di decodificare i segni del linguaggio, i simboli della cultura.  Lo sviluppo di un problema visivo non dipende dagli occhi; dipende dal cervello.  Un problema visivo risulta dall’incapacità dell’organismo di rispondere adeguatamente (in modo efficace e senza concessione strutturale) alle esigenze motorie e psico-motorie dell’impegno prossimo-esoterico dell’ergonomia cerebrotonica.

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